Gli autori presentano la casistica relativa all’esperienza maturata in 18 mesi nell’uso di sostituti ossei deantigenizzati in associazione ai fattori di crescita di derivazione piastrinica nella realizzazione di artrodesi vertebrali.
La colonna vertebrale è stato l’ultimo settore dello scheletro nel quale si è ripreso l’uso dei sostituiti dell’osso per conseguire l’artrodesi. Ciò perché si veniva da un esperienza negativa delle proposte fatte negli anni 60-70 dalle scuole francesi circa un uso sistematico dell’ osso eterologo liofilizzato nelle artrodesi vertebrali lunghe. L’ alta incidenza di pseudoartrosi verificate era dovuta alla difficile assimilazione dell’impianto scheletrico che, per assicurare una resistenza meccanica sufficiente, doveva essere di elevato spessore (8mm) e quindi non assimilabile. Ciò portava ad affidare soltanto alla tutela esterna (corsetto gessato) la rigidità necessaria a sovrintendere la buona evoluzione del processo di fusione. L’avvento delle sintesi stabili ottenute con la fissazione trans-peduncolare ed il ricorso al-doppio strumentario come nella tecnica di Cotrel Doubousset e derivati ha consentito di mantenere nel tempo la stabilità primaria e pertanto ha influenzato positivamente il processo di evoluzione della consolidazione […]